Libri  /  Cronache di piombo

Adriano Favaro

Cronache di piombo

Collana: Dossier

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con la prefazione di Vittorio Rizzi  vice capo della Polizia di Stato

 

Nel 1980 e 1981 a Mestre i terroristi ammazzarono due dirigenti industriali (Sergio Gori il 29 gennaio 1980 e Giuseppe Taliercio il 5 luglio 1981) e un poliziotto (Alfredo Albanese ucciso il 12 maggio 1980). Cosa furono quegli anni? Cosa rimane della più grande concentrazione industriale d’Europa?

«È andata proprio così? Se oggi potessimo rivolgere questa domanda a Gori, Albanese, Taliercio chissà quale sarebbe la loro risposta. Purtroppo la storia non può essere riscritta: la storia è quella che è, e a noi resta il dolore di non essere riusciti a salvare le loro vite. Abbiamo però un obbligo, quello di far sapere cosa è accaduto. Lasciare quarant’anni di vuoto, non saperne niente mi pare incredibile. Il Duemila ha le sue radici in quel tempo.» 

Un mattino di gennaio del 1980 Michele, otto anni, dalle finestre di casa a Mestre vede sparare a Sergio Gori, vicedirettore del Petrolchimico, e disegna su un quaderno quella scena. A distanza di 40 anni Michele vorrebbe rispondere a sua figlia adolescente che gli chiede che cosa furono quegli anni. Ma la sua mente si rifiuta e la memoria è come scomparsa. Chiede aiuto a un giornalista che ripercorre per lui quegli anni, ascoltando anche le voci dei parenti delle vittime, alcuni dei quali non avevano mai parlato prima. Riappare un mondo in parte svanito, complicato, difficile. E le vicende - che la cronaca aveva allora narrato - si impastano con l’intricata storia della città e dell’Italia, faticando sempre a diventare memoria condivisa. Parlano in tanti tra cui la figlia di Gori, la moglie di Albanese, i figli di Taliercio,  il commissario Palmosi e il giudice Nordio. Una “pastorale industriale” che racconta la crisi e le trasformazioni di un mondo di giovani e adulti di fronte a un’epoca che sembrava saper solo togliere.

 

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