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Sulla musica e sulla Storia

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Abbiamo chiesto ad Alessandro Zignani, autore del libro Il violinista di Birkenau, di parlarci della genesi del libro e di riflettere con noi sul tema del ricordo. 

Il violinista di Birkenau esce in libreria nei giorni del ricordo. Nella nota al testo ci fa intuire che i riferimenti ai fatti e ai personaggi non sono casuali, ma nascono da anni di ricerche. Cosa l’ha spinta a scrivere questa storia?

Volevo indagare su che cosa avvenne in Europa dopo la Shoah. Una rimozione delle colpe collettive, uno sdoganamento salvifico. Il centro della narrazione sta nella figura di Julie, alter-ego femminile di Simon Wiesenthal, il cacciatore di nazisti. Credo sia un capitolo della storia ancora non indagato appieno. La Shoah, credo sia il punto terminale della Storia. Dopo di essa, nulla è più come prima.

"La magia della musica ti attira danzando nell’ombra, come il re degli elfi. La musica è l’illusione di un tempo eterno, nato prima di noi e che ci sopravviverà (…) ma se ci credi davvero ti danna, come l’amore." Il riferimento è alla ballata di Goethe Il re degli elfi, da cui Schubert ha tratto l’omonimo brano. Il brano viene spesso suonato da Joshua Singer che ne mima con la voce i quattro personaggi principali. L’arte nasce per esorcizzare le nostre paure più profonde, ma ne può anche essere vittima.

La musica è un'arte ambigua. Parla di cose che non si dicono, ma si sentono. Schubert, ne Il re degli elfi, trasfigura la propria esperienza personale di bambino poco amato, e respinto. Mi pareva il simbolo di una tragedia che trascende di molto la storia personale del compositore viennese, padre del Romanticismo. La musica non è fatta di note, ma di idee; dunque, è la chiave più valida per disserrare il mistero del cuore umano.

Nel libro si sofferma spesso sulle ragioni profonde dell’odio nazista e sulla possibilità del male radicato nella natura umana. Singer si trova costretto a un certo punto a scegliere quale dei suoi figli condannare alla deportazione; le ragioni superficiali sembrano essere quelle legate alla debolezza del ragazzo, ma c’è molto altro nascosto tra le righe. Ritiene che saremmo tutti pronti a macchiarci di colpe che imputiamo così facilmente agli altri?

La domanda è complessa. Nessuno di noi considera quale sarebbe stato, all'alba del nazismo, il proprio comportamento. La rimozione è un processo istintivo, non ci si può fare niente. Il mio romanzo parla proprio di questo, solo che la rimozione, qui, interessa un'intera civiltà, non un singolo individuo. Non si parla di colpe, ma di drammi che oltrepassano la possibilità stessa di venire compresi.

Le riflessioni che ci accompagnano in questi giorni sono legate a fatti di cui siamo figli, seppur appaiano lontani nel tempo. Tra le vittime dell’olocausto non c’erano solo ebrei, ma tutti coloro considerati diversi: "Isaac se ne era andato dal momento in cui era venuto al mondo; guardava sempre da un’altra parte, io non sapevo dove", racconta Joshua quasi a giustificare la sua scelta. Approfondire, capire, studiare è necessario per non girarci più dall’altra parte.

La sensazione che tutto ciò che ho raccontato potrebbe ripetersi mi ha accompagnato lungo l'intera stesura del libro. Ho scelto la musica come reagente chimico alla vicenda perché è un'arte sublime e pulsionale al tempo stesso. La natura umana, se messa alla prova, risponde a leggi scritte nella biologia di ogni individuo. Occorre studiarle, isolarle dal flusso del tempo, se si vuole introdurre l'etica della coscienza laddove l'istinto ha posto il riflesso post-traumatico della ferocia.

Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche scoprirono per prime l'esistenza del campo di concentramento di Auschwitz, svelando al mondo l'orrore del genocidio nazista. In Italia e nel mondo questa data è il giorno del ricordo delle vittime della persecuzione ebraica, delle leggi razziali e di tutti coloro che hanno perso la vita per opporsi alla persecuzione. Alcuni consigli di lettura per approfondire e non smettere mai di conoscere.

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